Con circa 17mila abitanti, Melfi è il secondo comune, dopo il capoluogo Potenza, per numero di abitanti della provincia e il quarto dell’intera Basilicata, dopo Potenza, Matera e Pisticci. Il comune sorge nella parte più estrema della Basilicata , al confine con la Provincia di Foggia e a pochi chilometri dal Monte Vulure e dal fiume Ofanto che separa il territorio della Campania da quello della Puglia. Il toponimo deriverebbe, secondo le indagini storiche, dal fiumicello Molfa o Melfia che scorre proprio alla base della collina, mentre i primi insediamenti umani si sarebbero avuti già nel corso del Neolitico. Uno sviluppo urbano più consistente si ebbe solo nei secoli successivi, sebbene non si sappia con certezza se Melfi sia di origini romane o greche. In ogni modo la cittadina subì molto l’influenza dei Longobardi, dei Bizantini e dei Normanni, senza dimenticare che qui soggiornarono anche la dinastia sveva e quella angioina. Dal 1348, in seguito alla vendita della città al demanio reale, si susseguirono diversi feudatari il che portò il comune ad una rapida decadenza, accentuata da numerosi disastri naturali e dal dilagare del fenomeno del brigantaggio. Un totale rinnovamento si ebbe solo nel corso del XX secolo, quando Melfi conobbe un nuovo sviluppo economico e sociale grazie soprattutto all’insediamento degli stabilimenti SATA e FIAT.
La visita alla città può iniziare dal Castello, un magnifico edificio caratterizzato dalla presenza di otto possenti torri, da un grande ponte in muratura e da un bellissimo fossato, tutti elementi che stanno a segnalare la funzione difensiva che un tempo caratterizzava la struttura. La sua costruzione fu fortemente voluta da Federico II, sebbene numerosi siano stati anche gli interventi successivi ad opera degli Angioini. All’esterno del Castello, appena attraversato il ponte, è poi visibile la torre dell’Orologio, la punta più avanzata dell’intero assetto difensivo, mentre all’interno della struttura da vedere è il sarcofago di Rapolla, realizzato nella seconda metà del II secolo. Altri edifici militari di valore sono la Porta Venosia, una delle sei porte cittadine ubicate nella cinta muraria che circonda la città, risalente all’epoca sveva, l’unica ad essersi conservata in buono stato.
Tra i monumenti religiosi, invece, si consiglia di vedere è la Cattedrale di Santa Maria Assunta la cui costruzione ebbe inizio intorno al 1076 e della quale purtroppo oggi rimane poco, la Chiesa di Sant’Antonio, edificata nel 1423 e restaurata nel 1851, la Chiesa rupestre di Santa Margherita, interamente scavata nel tufo e scoperta da Gian Battista Guarini, la Chiesa rupestre della Madonna delle Spinelle, scoperta nel 1845 a seguito di una frana, della quale resta purtroppo solo la cappella terminale. Tra i palazzi e gli altri edifici civili meritano invece di essere visitati il Palazzo del Vescovado, un edifico in origine normanno, che nel corso dei secoli ha subito diversi rifacimenti sino ad assumere un aspetto barocco, Palazzo Araneo, un tempo adibito a tribunale, Palazzo Saverini, che in un primo momento fu convento dei Carmelitani per poi diventare proprietà di Decio Severini, Palazzo Sibilla e Palazzo della Corte. Tra i musei meglio non perdersi il Museo Archeologico Nazionale del Melfese, presso il quale sono conservati numerosi reperti rinvenuti nel comprensorio del Vulture, e il Museo Civico situato presso Palazzo Donadoni.
Per quanto riguarda gli eventi a Melfi, oltre ad essere sempre molto viva la storica leggenda di Ronca Battista, le feste folkloristiche più sentite sono quella di Sant’Alessandro, la Festa dell’Assunta, quella dell’Immacolata e di Santa Lucia. Infine piatto “re” della gastronomia locale è senza dubbio la Maccuarnar, nome dialettale della Maccaronata, un particolare tipo di pasta fresca preparata con uno speciale mattarello in metallo, seguita dalle lagane di castagne, dagli strisciati con ricotta, e dalle tagliatelle con ceci o fave secche per quanto concerne i primi. Per i secondi i piatti più conosciuti sono il pancotto alla melfitana, il pane del pastore, il cucinidd, e le cerchie con crostini di pane e cipolla, mentre tra i dolci vanno assaggiate le carteddate e i calzoncelli.